Ci
sono azioni, nel ciclismo, che hanno il potere di riconciliarti con uno dei più
brutti Tour finora mai visti. E così, mentre Nibali prova perlomeno a cercare
di scalfire il dominio granitico di Wiggins e Cadel Evans affondava sempre di
più nella crisi che lo ha colto sulle rampe finali dell’Aspin, là davanti
Thomas Voeckler costruiva il suo capolavoro. Un capolavoro fatto di lucida
follia, determinazione, coraggio, gamba: nel ciclismo di oggi, dominato da robot
radiocomandati dall’ammiraglia, qualche seguace di Erasmo da Rotterdam che fa
della Pazzia la sua filosofia di corsa è sempre manna dal cielo, un po’ come
fece quest’anno Boonen sull’inferno della Parigi-Roubaix.
Una
fuga che sa di ciclismo d’altri tempi, perdipiù costruita nello scenario
meraviglioso e al contempo infernale dei Pirenei e del cosiddetto “giro della
morte”: Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourd, nomi che a solo pronunciarli
fanno venire i brividi e tremare le gambe. Nomi che hanno fatto e che faranno
la Leggenda del Tour, fatta di strade che si inerpicano sotto il sole bollente
di luglio e popolate da migliaia e migliaia di tifosi provenienti da ogni parte
del mondo e da mucche che brucano indifferenti alla fatica dei corridori.
T-Blanc, così è soprannominato Voeckler, non è di certo nuovo a imprese del genere e tutte le sue vittorie al Tour sono sempre state figlie di fughe da lontano; addirittura l’anno scorso tenne per alcuni giorni la Maglia Gialla e Evans dovette faticare non poco per avere ragione del coriaceo alsaziano abbonato alla lanterne rouge del premio combattività. Oggi è andato all’attacco fin dalle primissime battute della tappa, ha conquistato uno per uno tutti i Gran Premi della Montagna fino a strappare a Kessiakov la maglia a pois, e ha seminato ad uno ad uno tutti gli oltre trenta compagni di fuga andati all’attacco con lui al mattino, fino a rimanere da solo ai piedi del Peyresourd, dove si è liberato di Chris Sorensen. Al traguardo di Luchon ha così potuto brindare alla seconda vittoria in questa Grande Boucle.
T-Blanc, così è soprannominato Voeckler, non è di certo nuovo a imprese del genere e tutte le sue vittorie al Tour sono sempre state figlie di fughe da lontano; addirittura l’anno scorso tenne per alcuni giorni la Maglia Gialla e Evans dovette faticare non poco per avere ragione del coriaceo alsaziano abbonato alla lanterne rouge del premio combattività. Oggi è andato all’attacco fin dalle primissime battute della tappa, ha conquistato uno per uno tutti i Gran Premi della Montagna fino a strappare a Kessiakov la maglia a pois, e ha seminato ad uno ad uno tutti gli oltre trenta compagni di fuga andati all’attacco con lui al mattino, fino a rimanere da solo ai piedi del Peyresourd, dove si è liberato di Chris Sorensen. Al traguardo di Luchon ha così potuto brindare alla seconda vittoria in questa Grande Boucle.
Dal
trionfo alla polvere, da Voeckler a Evans: all’australiano ora non resta che
godersi gli ultimi giorni con il numero uno appiccicato alla sua maglietta
rossonera della BMC e prendere atto che anche il podio ormai è pura utopia dopo
gli oltre quattro minuti rimediati da Nibali, arrivato assieme a Wiggins e
Froome dopo aver invano cercato di attaccarli sul Peyresourd. Chissà mai che
domani l’australiano non si ricordi anche lui di aver letto Erasmo da Rotterdam
(se lo ha letto) e non decida di diventare adepto della Follia lanciandosi
anche lui in un attacco fin dalle prime battute: un qualcosa che ricordi ad
esempio la meravigliosa cavalcata di Floyd Landis nel 2006, sebbene ci si
auspichi un finale diverso dall’ingloriosa positività all’antidoping in cui
incappò il Mormone in giallo. Win! Or die
trying! Questo è il ciclismo che piace alla gente e che proietta gli atleti
nell’Olimpo degli eroi.
Domani si sale ancora
sui Pirenei, con la speranza di vedere ancora un’azione di questo genere, che
può solo fare il bene di uno sport che fra eccessiva tattica a scapito dello
spettacolo e continui scandali doping sta attraversando un momento poco
brillante. Ma l’emozione di una cavalcata solitaria fra i giganti della
montagna rimane un qualcosa di unico che solo uno Sport come il ciclismo può
donare. Ed è quello che tutti i tifosi si augurano di ammirare.
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